Piante Clorofeel

Clementino

Clementino

Dominio: Eukaryota
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Sapindales
Famiglia: Rutaceae
Genere: Citrus
Specie: Citrus clementina
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Visto da vicino
Il clementino o mandarancio (Citrus clementina) è un agrume dalle origini incerte; da alcuni botanici è classificato come un ibrido tra mandarino e arancio amaro o dolce. Rispetto al mandarino è più resistente al freddo e precoce; inoltre i frutti, che maturano tra ottobre e novembre, contengono molti meno semi, se non nessuno.
Curiosità
• Il Citrus clementina potrebbe essere originario della Cina o del Giappone.
• Il suo nome è un omaggio al frate francese Clément Rodier, missionario in Algeria, che a fine Ottocento scoprì la pianta e la propagò, facendola poi conoscere in Europa.
• La produzione di frutti non è costante e può essere ridotta, per esempio, da sbalzi di temperatura.
Esigenze di coltivazione
È un agrume robusto, che può essere coltivato in piccoli vasi o, dove il clima lo consente, in piena terra. Predilige un clima temperato e un’esposizione a sud, sud-ovest o – al limite – sud-est. Teme il gelo e i venti freddi. Il terriccio
del contenitore non deve mai asciugarsi completamente fra un’innaffiatura e l’altra; foglie appassite che tendono a cadere sono segno che la pianta ha sete. Attenzione: bisogna comunque evitare ristagni d’acqua a livello delle
radici. Le concimazioni si eseguono con prodotti specifici per agrumi. Dove la temperatura invernale va regolarmente sottozero, da novembre fino a metà aprile il vaso va ricoverato in un locale luminoso ma né riscaldato né troppo umido, con temperature mai al di sotto di 5°C. In tale periodo basta un’innaffiatura ogni due-tre settimane.
Problemi più comuni
Può essere infestato da parassiti come acari afidi, cocciniglie, minatrici fogliari e venire attaccato dal mal secco, un fungo che si insedia nei vasi che trasportano la linfa. Ingiallimenti delle foglie possono indicare carenza di ferro, risolvibile con prodotti appositi. Non gradisce il cloro contenuto nell’acqua potabile: prima di utilizzare questa per le irrigazioni, bisogna lasciarla in un secchio per una giornata, di modo che il cloro evapori.